A Torino convegno di Studi gandhiani

E’ importante che nonviolenza e disabilità non procedano come mondi separati ma sappiano interagire in modo che ci sia uno scambio di esperienze e di obiettivi.

Per semplificare possiamo dire che la nonviolenza può essere vissuta in modo passivo oppure in modo attivo. C’è sicuramente una nonviolenza passiva causata dalle condizioni fisiche o psichiche che rendono incapaci di essere violenti: “Sono nonviolento perché non posso o non so essere violento”: questa condizione simboleggia la mancanza di autonomia della persona disabile sia a livello individuale sia a livello sociale.

Vendendo alla nonviolenza attiva penso che essa sia presente nelle persone disabili, anche in quelle con più gravi disabilità. Si esprime nella vita quotidiana, nelle relazioni della persona disabile con gli altri. Si può sintetizzare, facendo un notevole sforzo di generalizzazione, in almeno tre punti: l’espressione di sentimenti autentici; l’immediatezza disinteressata nel vivere la relazione; la continua ricerca dell’affidamento all’altro.

Espressione di sentimenti autentici: i sentimenti sono sempre autentici e quelli predominanti sono l’affettuosità, la sincerità, la mancanza dell’odio e del concetto di nemico.

Immediatezza nella relazione: non ci sono le consuete mediazioni proprie delle relazioni interpersonali. Si pensi all’approccio utilitaristico, al “dare per avere” a livello economico ma anche a livello di bisogni o di affetti; oppure all’arrivismo o al carrierismo che caratterizzano la società contemporanea. L’immediatezza vissuta costantemente è una ricchezza, crea l’humus indispensabile al dispiegarsi della nonviolenza.

Affidamento all’altro: la vita della persona disabile è un continuo cercare l’altro per affidarsi a lui, per cercare le sue cure, il suo aiuto, la sua guida. Potremmo definire questa un’azione di “lotta nonviolenta” in quanto impone all’altro l’abbandono di qualsiasi atteggiamento di indifferenza; lo investe di grandi responsabilità; gli impone l’ascolto in alternativa al rifiuto. L’altro che lascia affidare a se stesso il disabile fa una scelta di abbandono di ogni forma di violenza.

Parole chiave:

Nonviolenza

Disabilità

Orizzonti comuni

Immediatezza

Affidamento

Pietro Moretti

Una piccola premessa per spiegare il perché di questo intervento: mi sono occupato di ragazzi con gravi disabilità per tutta la vita, prima come insegnante di sostegno nella scuola media, ora come pensionato e volontario presso l’associazione Vedrai… di Ovada che si occupa di disaili gravi; al tempo stesso sono stato attivo nel movimento per la pace dalle lotte contro la guerra del Vietnam e per il disarmo agli inizi degli anni Settanta fino ad oggi intrecciandole sempre più alla nonviolenza.

Sono in particolare insegnante specializzato nell’uso delle TIC con le gravi disabilità. Ho curato la pubblicazione di una serie (7) di Quaderni su Multimedialità e disabilità. Sono pubblicista e ho pubblicato numerosi articoli su scuola e disabilità. Sono direttore del piccolo foglio pacifista LA LUNA edito da 32 anni ad Alessandria. Con altri ho fondato nel 2002 l’Associazione per la pace e la nonviolenza di Alessandria. Ho curato il riordino dell’Archivio del movimento per la pace e la nonviolenza in provincia di Alessandria.

Da due anni con il sostegno del MIR-Movimento nonviolento del Piemonte curiamo un campo estivo per sviluppare la ricerca su Nonviolenza e disabilità. E’ già stato pubblicato in proposito un primo articolo su Azione nonviolenta.